Overtourism sul Lago di Garda: la prova che siamo desiderati

Il fenomeno dell'overtourism è un problema da risolvere o una risorsa da gestire?


Con il termine overtourism, nato dalla fusione delle parole inglesi over (eccessivo) e tourism (turismo), viene indicata in modo negativo, la presenza elevata di persone in una determinata località turistica. Questa forte concentrazione di turisti, sarebbe tale da generare presunti impatti negativi sull'ambiente, sulla qualità della vita dei residenti, sulla viabilità e sull'esperienza dei visitatori stessi.

Sul Lago di Garda, abbiamo iniziato a familiarizzare con questo termine oscuro in un periodo compreso tra il 2014 e il 2024, anni nei quali le presenze turistiche sono aumentate del 27%, con picchi del +32% sulla sponda veronese del lago, +23% su quella bresciana e +19% su quella trentina. 1

I quotidiani nazionali e spesso anche quelli locali, non perdono occasione per descrivere il turismo di massa come una minaccia. Esiste una tendenza che non passa mai di moda nelle redazioni nostrane, quella di vestire ogni notizia con i colori dell'apocalisse. Che si parli di turismo, clima, economia o pasta al pomodoro, il titolo deve urlare più forte della realtà e il tono dell'articolo è sempre lo stesso: "La fine del mondo è vicina, dobbiamo vietare qualcosa".

Credo che negli ultimi anni, il costante allarmismo dei media, abbia portato le persone a valutare i fatti con minore tranquillità. La mia esperienza personale, mi porta a raccontare una storia più positiva, quella di un territorio che conosco molto bene e si sviluppa grazie alla notevole presenza di visitatori. Il fenomeno dell'overtourism, se analizzato con intelligenza e visione strategica, non è una condanna, ma una risorsa da gestire. Diventa l'occasione migliore per ripensare il rapporto tra comunità e ospitalità, tra identità locale e globalizzazione.

Quando mi capita di confrontarmi con albergatori e amici, interessati al fenomeno dell'overtourism, sento spesso parole di preoccupazione e previsioni catastrofiche sul futuro dell'ospitalità gardesana. A tutti loro ho sempre risposto in questo modo: "L'overtourism è come l'overbooking - un potenziale problema da risolvere, ma anche la prova che siamo desiderati".

Per chi non lo sapesse, l'overbooking è in sostanza il sogno proibito del mondo dell'ospitalità, la situazione che si crea quando si accettano più prenotazioni rispetto alle camere disponibili. Un paradosso operativo, certo, ma anche una prova tangibile del fatto che un hotel piace, che è desiderato, che ha clienti in fila per entrare. Si affrontano le complessità, si trova una soluzione, si fa spazio. Perché in fondo, se nessuno vuole dormire da noi, abbiamo un problema ben più serio di cui preoccuparci.

Allo stesso modo, l'overtourism indica qualcosa che troppo spesso viene ingiustamente e volutamente nascosto, ovvero la forza attrattiva di un territorio. Non si affolla mai ciò che non emoziona. Nessuno fa la fila per vedere una città spenta, una spiaggia trascurata, un borgo senz'anima. Se Bardolino, Malcesine o Sirmione sono piene di turisti, è perché hanno qualcosa da offrire, una bellezza che incanta e che fa sognare.

Quando i giornali parlano di overtourism, troppo spesso riducono il fenomeno a percentuali, grafici e numeri in crescita, ma dimenticano che dietro ad ogni cifra c'è una storia, un volto, un cuore. Non stiamo parlando di un afflusso anonimo, stiamo parlando di persone. Parliamo di donne e uomini che hanno lavorato per concedersi una vacanza nel luogo dove noi fortunati viviamo.

Abitare sul Lago di Garda, comporta certamente anche qualche disagio e se a volte il caos può stancarci, non serve lasciarsi innervosire. Dopotutto, il turista non è un invasore, ma un ospite che ci ha scelti fra mille destinazioni e merita il nostro rispetto. L'overtourism non è eterno, ma una condizione passeggera che si verifica solo pochi giorni l'anno, bisogna essere realisti.

Il nostro compito, non è quello di cercare nuovi modi per fermare il flusso turistico o dirottarlo verso zone limitrofe, ma di saperlo accogliere e gestire. Proprio come si fa con una prenotazione in più, si cerca una camera, si propone un upgrade, si coccola il cliente, magari gli si offre un bicchiere di vino con vista lago e indovinate? Il cliente ci ringrazierà.

Il grado di interesse di una località turistica non si progetta a tavolino, si può incentivare, ma non si può comandare. Le politiche che mirano a limitare artificialmente il flusso turistico, rischiano di creare un danno silenzioso e irreversibile. Il turismo è un meccanismo fragile e sensibile, quello che oggi trabocca, domani può svuotarsi. Bastano pochi segnali come una tassa mal comunicata, una restrizione percepita come ostilità, una regolamentazione rigida, una discoteca che chiude e la voce tra i nostri ospiti correrà veloce: "Meglio andare altrove".

Ecco che le piazze si svuotano, le attività rallentano e i tavoli restano apparecchiati senza più clienti. Il flusso turistico se ostacolato, non si adatta, ma semplicemente si sposta in un'altra località. Tutto ciò che ieri era una ricchezza, oggi diventa un rimpianto. Il compito delle istituzioni non deve essere quello di frenare l'interesse, ma di guidarlo e valorizzarlo. Perché alla fine, se si persevera nel voler limitare, si rischia di non avere più nessuno da ospitare.

L'overtourism non è necessariamente negatività, ma il segnale concreto che siamo vivi, desiderati, visibili. Il problema non è avere troppi turisti, il problema è non sapere cosa farci o dove metterli e questa è una faccenda di strategia, non di numeri.

Quindi, la prossima volta che qualcuno vi dirà: "Siamo vittime dell'overtourism", sorridete e rispondete: "No, siamo vittime della bellezza del Lago di Garda".


1 Fonte: Legambiente, Goletta dei Laghi 2025. Dieci azioni prioritarie per contrastare l'overtourism sul lago di Garda, pubblicato il 5 luglio 2025.